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«Quale genitore non diventa un persecutore inconsapevole dei propri figli? Non c’è tirannia più diffusa, inchiodati come siamo al loro avvenire per un’ambizione che crediamo amore, e che in fondo è anche amore. Convinti tutti di fare la cosa giusta, smarriti invece nell’abisso della condizione umana più difficile: quella di chi, avendo generato una vita, se ne sente padrone, mentre, prima di tutto, ne è schiavo»
Carlo Minervini, impiegato di banca, non gioisce alla notizia che sua moglie, Rita, è rimasta incinta. Nel disorientamento per le responsabilità che la nuova condizione comporta, un solo pensiero si delinea con chiarezza nella sua mente: crescere un figlio speciale. Ma Carlo Minervini non è un travet qualsiasi e non sogna un campione dello sport o un personaggio dello spettacolo; imbevuto di cultura libresca, vuole plasmare un fenomeno nel campo della conoscenza.
Quando l’ecografia rivela che Rita ha in grembo una bimba, Carlo, dopo un primo momento di delusione, se ne rallegra, perché “una bambina è più obbediente, più malleabile, rende più fine e preciso il lavoro di cesello di un genitore”.
Convinto di aver iniziato a scrivere il libro di una vita importante, Carlo impone a sua figlia il nome di Marguerite, in onore della Yourcenar, l’autrice delle Memorie di Adriano.
Il piano di Carlo si fa maniacale sin dai primi giorni di vita della piccola, che sottopone a stimoli cognitivi di ogni tipo. Dopo il compimento del secondo anno di età, gioca la carta che ritiene vincente per fare di Marguerite una bambina-prodigio: il programma di apprendimento precoce elaborato da un pedogogo americano. Sebbene deluso dall’esperienza, continua caparbiamente un compito destinato a scontrarsi ogni volta con una realtà che gli consegna una figlia diversa da come la vorrebbe.
Quando il fallimento scolastico di Marguerite si cumula col distacco dovuto al conflitto generazionale, Carlo capisce con orrore di aver vissuto non la sua vita, ma quella della creatura in cui ha proiettato la sua assurda ossessione parentale.
Rassegna stampa
“E’ la storia di un padre che chiede troppo ad una figlia, fin dalla più tenera età, e che lentamente si trova di fronte ad una realtà che tutti i genitori debbono attendersi prima o poi: la non corrispondenza tra i propri progetti e la vita, la loro e quella dei figli. Si potrebbe parlare di romanzo autobiografico nella misura in cui il suo contenuto è talmente universale che può essere condiviso da molti padri (e pure da molte mamme) che hanno affrontato, o che lo stanno facendo ora, il medesimo problema. Quasi la storia di più generazioni di padri che hanno investito sulle figlie speranze e aspettative provenienti a loro volta da altre attese, il più delle volte frustrate, non per incapacità della prole, ma per il loro medesimo vizio d’origine. Un ego che diviene senza saperlo minaccia per il futuro degli altri.”
Marco Testi – SIR