Una contemporaneità di porte sbarrate, di cervelli ottenebrati: un inutile pieno di suoni, in cui la vita, tramutata in pena sibilante, non trova più la parola per dirsi nella sua pluralità esperienziale di storia e vissuto.
Da qui, per Francesca Traìna, l’assoluta necessità – insieme etica e sentimentale – di ritrovare il coraggio delle parole: una scrittura poetica che non si ponga come arrogante solitudine di un privato sentire, autosufficienza di un dire che separa ed esclude, ma come inscindibile interferenza espressiva tra corpo e mente, storia privata e storia collettiva, presenza e memoria. Che sono il battito d’uno stesso volo.
Il suo viaggio nella/della parola non segue perciò pedissequamente i dettami di una poetica, ma le scansioni emozionali e intellettuali di un appassionato sentire sé stessa e il mondo, tenendosi però consapevolmente a distanza da ogni trito luogo del poetico, dai fuochi d’artificio della retorica. Nella fervida e lucida testualità di questa raccolta impetuose aperture comunicative s’intrecciano a immaginifiche accensioni, il quieto procedere narrativo all’allusività enigmatica di una metafora: e la parola della poesia torna a riaccadere, scavando nei colori delle stagioni, nel sapore dell’acqua, tentando ancora una volta di rinominare il mondo.
Maria Attanasio
Recensione su Monreale Informat
Intervista all’autrice su Radiotime
Recensione su Letterate magazine
Foto della presentazione di martedì 21 novembre 2023 presso l’Istituto Gramsci di Palermo
Recensione su Il Giornale di Sicilia del 3 marzo 2024