Carmela aveva occhi grandi, fatti per guardare lontano. L’orizzonte di Paoletto per molti anni si era fermato là dove finivano le baracche della periferia romana. L’incontro tra i due, lei arrivata nella capitale con una fuga necessariamente studiata nei minimi dettagli e lui alle prese con una vita tra tombe antiche depredate e concerti americani soltanto sognati, spariglia le carte di un destino che avrebbe potuto essere già scritto per entrambi.
Un destino che diventa poi lungo una vita e li vede attraversare indenni grandi cambiamenti sociali – sullo sfondo l’Italia in fermento dei primi anni Settanta – e qualche inciampo personale, che assume talvolta le fattezze di asperità caratteriali e talvolta quelle di una distrazione sentimentale.
Inciampi, seppur di altro tipo, sono quelli che si ritroverà sulla strada molti anni dopo anche il figlio della coppia, Pietro: un matrimonio in dirittura di arrivo, due figli votati all’autodeterminazione e la voglia di essere ancora felice. In un estremo tentativo riparatore Pietro e la moglie Nadia intraprenderanno un viaggio in auto verso il Portogallo, dove si sono trasferiti Carmela e Paoletto, ancora felici di un amore che adesso ha trovato il suo posto in una casa sulla scogliera. Mentre il viaggio dei genitori si trasforma in un processo in cui fanno da imputati, avvocati e giudici allo stesso tempo, il figlio Andrea si condanna a un autoisolamento in una casetta al mare, con l’obiettivo di prepararsi agli esami di terza media. Per qualche giorno ha scelto di rinunciare a ogni forma di tecnologia e quasi di contatto umano, ma il mondo esterno continua a filtrare attraverso i ricordi, le paure, le immagini al di là della finestra, i dischi trovati in un vecchio baule.
Volevo andare a Woodstock, pensa Andrea, come suo nonno l’aveva pensato prima di lui; ma se Woodstock ormai è andata, resta ancora e sempre invece la possibilità di arrivare a una svolta fuori dal conformismo, a una nuova felicità, persino a un sei alla licenza media.