Il citofono è fatto per suonare parla. Delle persone, dei pensieri delle persone, di quelle che parlano poco ma dicono tanto, di quelle che non parlano proprio ma provocano un cambiamento interiore. Il fil rouge è l’espressione. La sua versione migliore, più alta, di dialogo con il cuore. Un dialogo a tratti musicale che può essere delirante o risolutivo, costante o frastagliato. La scelta delle parole non è sempre pensata, a volte è il cuore stesso che le butta fuori con un impeto tale da stravolgere il tempo e lo spazio. E per un attimo sembra davvero che si fermi tutto.
Il titolo della raccolta richiama la volontà di sottolineare lo stallo emotivo e relazionale con cui tocca fare i conti oggi: un invito a suonare, a disturbare, a colmare la peggiore delle questioni: l’attesa. Riempirla con qualcosa, qualsiasi cosa purché ci smuova. Una metafora di quel fare che non si fa (quasi) più. “Aspetto/mi sveglio alle 4/piccolo stacco/ pubblicità/ sospetto/scommetto/che il citofono/non suonerà”.