Elettra è una signora della buona società cittadina, sposatissima a un industriale di successo in quel Nordest efficiente ma pieno di contraddizioni del quale Padova è fulcro, economico e sociale. L’esistenza di Elettra scorre pacifica tra feste e salotti di amiche più o meno intriganti, tanto da portarla sull’orlo di un serio esaurimento nervoso: Alvise, il marito, la trascura per il lavoro, la figlia Ludovica s’è accasata nella capitale, e le frequentazioni le stanno andando in uggia, pregne di odiosa ipocrisia.
Non si tira certo indietro, quindi, quando l’amico Brandolini le chiede – a lei, storica dell’arte – di conoscere le origini di un affresco che decora una parete di una stanza del suo palazzo.
Sembrerebbe un tranquillo incarico pieno di interessanti risvolti culturali, e invece più scava nell’indagine, più scopre misteri che vanno a sommarsi l’uno sull’altro, mentre compaiono sulla scena strani personaggi.
La storia si dipana tra cadaveri e colpi di scena incalzanti, fino al sorprendente finale, quando ciò che sembrava non è, e tutto si spiega ma non a tutti.