“Non c’è niente di più pericoloso che parlare nelle vetture pubbliche. Del resto, in diligenza, la gente per bene resta in silenzio.”
“Non c’è niente di più pericoloso che parlare nelle vetture pubbliche. Del resto, in diligenza, la gente per bene resta in silenzio.” Se Oscar Husson, giovane di famiglia povera con una irriducibile propensione alla gaffe, avesse seguito alla lettera il consiglio di sua madre, il suo “debutto nella vita” non sarebbe stato catastrofico, ma non ci sarebbe stato nemmeno il romanzo. Viaggiando sul “cuculo” da Parigi al castello di Presles, Oscar e i suoi giovani compagni di viaggio si riempiono la bocca di frottole inverosimili; mentendo con la stessa facilità con cui respirano, parlano di Orienti da cartolina, conquiste femminili vere o presunte, castelli e battaglie in terra di Spagna: tutto è pretesto per vanterie e scherzi all’apparenza leggeri che però avranno conseguenze sul loro futuro. La morale di questo racconto crudele, che è anche un romanzo di formazione, è che un universo fittizio, costruito su frasi senza senso, crolla alla prima occasione, soprattutto nella Francia che si avvia alla monarchia borghese di Luigi Filippo. La realtà riprende allora i propri diritti per ristabilire l’equilibrio tra le parole e le cose: un equilibro governato dalla legge del taglione.
Honoré de Balzac ha scritto nel 1842 questo romanzo che è stato dapprima pubblicato a puntate – prendendo spunto da un racconto della sorella Laure, proposto in Appendice a questo libro – e successivamente incluso nella serie delle “Scene della vita privata”: un capitolo dell’edificio della “Comédie humaine”.
A cura di Mauricio Dupuis