Una scelta dei sonetti tra i tantissimi in critica opposizione e condanna del clero scritti dal grande poeta “romano, cristiano, universale” (così lo definì Carlo Muscetta) nel momento della storica e lunga crisi dello Stato Pontificio. Versi che suscitano analogie e paralleli con la nostra crisi di oggi, europea mondiale e globale ed enormemente più complessa.
Il che giova alla nostra ottica, e ci consente di “scavare più addentro nel nesso indissolubile di comicità e drammaticità del dramma belliano”.
Questi versi romaneschi del Belli, oggi che non vi è più il potere temporale della Chiesa, vogliono dirci qualcosa su quel tempo, ma anche sul nostro. Sono discorsi sul potere, e il potere è sempre dei “padroni” e al mondo ci sono sempre “li du’ generi umani: padroni e servitori”. E a leggerne alcuni, sembra proprio che Belli sia ancora qui…
A cura di Mario Quattrucci