Disponibile anche in ebook
“Ho poco tempo libero, ma il tuo libro merita di dedicargli la parte più preziosa.”
Predrag Matvejevi?
“Con i miei familiari porteremo i tuoi libri in vacanza. Sono bellissimi, quietamente avvincenti.”
Franco Ferrarotti
Una serie di brutti fattacci sconvolge il Rione Monti di Roma: il più antico e popolare dei rioni dell’Urbe, ora elegante vivace quartiere a la page della Capitale postmoderna. Anche Peppe Dell’Arco, un artista di fama che è altresì un majorèngo del Rione, viene ucciso nella sua bottega-galleria di Via del Boschetto. L’intera popolazione ne è commossa e le feste di Natale e Capodanno dei bravi monticiani ne vengono turbate. Sono loro a chiamare il vecchio Marè, amico d’infanzia dell’artista assassinato, perché affianchi o piuttosto sostituisca la stanca e inconcludente indagine ufficiale del Magistrato e della Questura. Assistito dalla nipote giornalista Flavia Pasti e dal privato Marq Antoni, si calerà in una full immersion, che per lui è anche un ritorno in luoghi speciali della memoria, fra la gente antica e nuova di Madonna dei Monti. Narrato in una lingua colta e popolare, pura e meticcia, antica e vivissima, in una lingua che non occulta la realtà e le sue spaventose contraddizioni ma cerca invece di rendere possibile percepire la sostanza del mondo, questo romazo popolare – nono col commissario Marè – si presenta apertamente come una favola congetturale, o se si preferisce un groppo di favole realiste, che commuovono e appassionano, aprono alla conoscenza e divertono fino al pianto e al riso.
Random page (147)
Rimase un tantinello imbambolato, poi scattò in piedi e accennò addirittura un baciamano.
Uscii dalla Bottega del Caffè (ma quante botteghe a sto rione…) con un ghigno beffardo sulle labbra. Ma che dici? Quale ghigno beffardo? Be’, tanto pe fa scena sulla carta.
Tornai al giornale e buttai giù due pezzi per l’edizione del giorno successivo: uno, come si dice, di colore: sull’ambiente, il rione, le opinioni più vere (anche se le più ostili e malignasse le riassunsi molto e dell’ipotesi mafia non parlai), pensieri e dispiaceri della gente, dolore e indifferenza, aspettative di giustizia e menefrego…; l’altro, firmato, sull’uomo l’artista e la sua storia. E questo fece effetto.
Fu molto letto, piacque, ricevetti una cifra de squilli d’eimellate e smessaggiate … come si dice adesso.
La verità è che alquanto stranamente Porta a Porta rimaneva zitta, e gli altri giornali, per non parlare dei Tg, seguivano il caso nella solita maniera un po’ banale, e senza cuore: voci superficiali e gossip da strapazzo, nessun reale approfondimento… e nessuna capacità di comprendere il valore dell’artista e dell’uomo che uno sgazzerato d’assassino aveva spento. Né capacità di comprendere non solo il valore ma il senso di quanto quell’uomo e i suoi amici avevano compiuto nell’arco di una vita. E a tutt’oggi stavano compiendo.
Del resto, come sempre, il delitto Dell’Arco passò presto in nera, con titoli e spazi sempre più ristretti… In attesa, s’intende, che qualche rivelazione clamorosa, meglio se piccante, risvegliasse attenzione e tirature.
La sera, come stabilito, riferii a Marè e gli lessi i due pezzi: – Bene – commentò. Ma lo sentii stanco.