A cura di Marco Catucci
Nella “Notice de la Galerie des Antiques” del 1810, Ennio Quirino Visconti accompagna il visitatore tra i 256 pezzi in mostra nei vecchi appartamenti di Anna d’Austria al Louvre. Con la guida del dotto antiquario romano si passano in rassegna i marmi raccolti in Francia dal Rinascimento o dal Seicento, quelli acquistati da Francesco I e da Enrico IV, dal Connestabile di Montmorency e da Richelieu, ma anche i recenti frutti della confisca dei beni degli emigrati, frammisti ai capolavori prelevati dai commissari francesi a Roma nel Museo Pio Clementino e nel Museo Capitolino, o dalle collezioni Albani e Braschi, unitamente a pochi scelti pezzi provenienti da Modena, Mantova, Verona, Venezia, e alla Venere de’ Medici di Firenze. Nella sala di Diana, infine, sono esposti i marmi e i bronzi scelti dal barone Dominique Vivant Denon al seguito della grande Armée in Germania e Austria, come preziosi trofei della campagne vittoriose del 1806 e del 1807.
Il testo originale del Visconti è corredato da un apparato di note che permette di individuare l’attuale collocazione di ogni pezzo descritto nella “Notice”. Nell’Introduzione sono ricostruite le complesse vicende che hanno portato prima alla formazione della collezione e poi alla sua parziale dispersione avvenuta in seguito alla caduta di Napoleone. La Postfazione rievoca infine alcuni dei personaggi, famosi o quasi dimenticati, che si sono incontrati attraverso il farsi e disfarsi della collezione del Louvre: Napoleone e Gaspard Monge; Visconti e Canova; Vivant Denon, Goethe e Stendhal; il conte di Choiseul-Gouffier e Lord Elgin; Quintin Craufurd, Mrs. Sullivan e il conte di Fersen; il dandy Alfred d’Orsay e Lady Blessington; il conte di Pourtalès-Gorgier e Alexandre Dumas.
Ennio Quirino Visconti
(1751-1818), celebre archeologo romano, profondo conoscitore del mondo classico. Figlio del prefetto delle antichità Giovanni Battista, collaborò con il padre nella edizione dei primi due volumi del Museo Pio Clementino, opera che poi continuò da solo nei volumi successivi e condusse a termine nel 1807. Bibliotecario del principe Sigismondo Chigi e poi Conservatore del museo Capitolino, collaborò con i francesi durante la Repubblica romana. Costretto a rifugiarsi in Francia nel 1799 per le sue idee liberali, fu nominato Conservatore della Galleria delle Antichità del Museo Napoleone, mantenendo questo incarico anche dopo la restaurazione dei Borboni. Ebbe da Napoleone l’incarico di valutare la collezione di marmi del principe Borghese, che aveva già illustrato in collaborazione con Luigi Lamberti, e di redigere l’ “Iconographie grecque”, portata a termine nel 1811, e l’ “Iconographie romaine”, rimasta interrotta al primo volume (1817). Nel 1815 fu invitato a Londra per dare il suo giudizio sui marmi del Partenone messi in vendita da Lord Elgin, e poi acquistati, grazie anche al suo parere favorevole, dal British Museum.