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«All’improvviso, l’ascensore si aprì con profumato cigolio e apparve, leggera su esili tacchi, una giovane signora. Trattenne la porta aspettando che il nano entrasse, sorridendogli benevolmente con gli alti spiragli di cielo che usava anche come occhi.»
Sette racconti molto differenti fra loro, per tematiche, contesti, complessità culturale. Eppure l’avvocato di successo, il nano con prestigio sociale, l’attrice famosa, l’uomo senza radici, l’ex terrorista, l’anziana signora di popolo e gli altri protagonisti delle storie sono legati da un fil rouge che li offre al lettore come artefici dei loro destini.
Destini aperti a ogni possibilità, non scritti una volta per sempre, ma risultanti da lontani e talvolta casuali incontri, da intrusioni nella vita altrui per solidale curiosità, da tentativi di riallacciare rapporti, da volontà di sperimentare i linguaggi che generano e limitano il mondo. Ogni personaggio interpreta la sua parte nella relazione con gli altri e giunge a un esito che può essere avvertito come un destino, ma soltanto perché non contraddice l’intima natura di chi ha partecipato al gioco del reciproco riconoscimento. Ciò vale anche quando il racconto ruota intorno a un oggetto, un bicchiere che si trova in una sorprendente e inquietante condizione simile a quella umana, provando il fascino e l’angoscia di poter esistere come gli uomini.
I pensieri e i corpi si intersecano in vari modi: con gesti di silenziosa pietà, in un abbraccio finalmente libero da incertezze o tragicamente intrappolati in un’ambiguità esistenziale ed espressiva.
Le parole mostrano i protagonisti, aiutandoli a presentarsi nella scrittura come persone in carne e ossa, con i loro passi che offrono tracce per una problematica comprensione.