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«Muoveva le mani svelte dietro ai rami disubbidienti, pronte a istradarli, agili nella potatura: non poteva permettersi di sbagliare. I suoi gesti puntuali ed energici erano privi dell’indulgenza usata talvolta dalle madri per agevolare un dovere e guidati unicamente dal rispetto di regole apprese e celate dietro anni di fioriture e appassimenti.»
“La donna che faceva crescere gli alberi” è Lidia, l’anziana e a noi contemporanea protagonista. Oltre lei, ben numerosi personaggi si avvicendano in questo romanzo storico, la cui polifonia ci rammenta quella dei romanzi tolstoiani.
La morte della protagonista consentirà di compiere un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio: la Seconda Guerra mondiale in Austrialia; l’Italia del Po degli anni ’60; la Sardegna e la Parigi anni ’70, sino ad arrivare nell’Africa dei Griots.
Il filo che legherà una vita all’altra, una città all’altra, saranno gli alberi, le piante, i loro fiori che genereranno una foresta di anime, dietro i cui destini ci perderemo, ritrovando forse, il nostro presente e intuendo il nostro futuro.