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«Ci mancava anche questa. Sì, proprio questa. Non bastava un’estate rovinata e tutto il resto. Chiamalo resto. Nulla in confronto a questo. Nulla e poi nulla. Tutto è nulla in confronto a questo. Una vera tragedia.»
L’opera, come si ricava dal titolo, allude a Dedalus, Ritratto dell’artista da giovane, di James Joyce. Altri scrittori hanno parafrasato, in omaggio al grande irlandese, questo celebre titolo, da Dylan Thomas _ a Michel Butor _(Ritratto dell’artista da scimmiotto), ma senza entrare nel tessuto connettivo del romanzo joyciano, di cui Icarus rispetta anche la suddivisione in cinque episodi, che corrispondono ad altrettanti periodi della vita dell’autore-personaggio, infanzia, fanciullezza, adolescenza, giovinezza, maturità. La sostanziale novità del romanzo è che i fatti vengono descritti nel loro farsi, nel momento stesso in cui il lettore legge, accadono, cioè, usando un consueto termine radiotelevisivo, “in diretta”, narrati dal protagonista, ignaro, al pari del lettore, del loro compiersi. Di conseguenza muta a ogni episodio la voce (il linguaggio) dell’io narrante, bambino, fanciullo, adolescente, giovane, uomo.