“Pensava che, se avesse avuto la possibilità di firmare un patto con il diavolo, l’avrebbe fatto senza esitare. Un accordo diabolico che avesse come unico scopo riavvolgere il tempo di cinque minuti per consentirgli di non rispondere al telefono. Ma sarebbe stato improbabile: quale demone si prenderebbe un’anima vuota, senza passato?”
Aiace è solo, esiliato. La sua memoria non funziona più. Vive in una sorta di limbo in una cascina abbandonata. Oltre le sue mura sembra che niente possa esistere. Per questo l’ha battezzata Madre del Nulla.
Il suo mentore Lightblue, fra le poche persone di cui si ricordi, spezza l’isolamento e lo mette sulle tracce di un misterioso manoscritto.
Aiace non ricorda nulla ma inizia una ricerca che coinvolge due vecchi amici e che lo porterà a viaggiare su un mezzo improbabile, a propulsione filosofica, fra i limiti della sua memoria. Un processo grottesco inizia a far luce sul passato del protagonista, e suggerisce un dramma con il quale Aiace dovrà misurarsi.
Nel frattempo Lightblue, per aiutarlo, è stato imprigionato in un dipinto.
«Un testo narrativo che oscilla fra il thriller psicologico e il fantastico grottesco con un garbo equilibrato e al contempo straniante.
Lo stile del racconto ha la rara qualità della leggerezza: una leggerezza disorientante, perché il lettore non riesce a distinguere tra la cosidetta “realtà” dei fatti narrati e il vaneggiamento fantastico-surreale di certe scene che riecheggiano l’“Alice” di Carroll».
Dalla postfazione di Silvio Raffo