Alfred Jarry aveva frequentato la galleria di Ambroise Vollard, il grande collezionista e mercante di arte moderna, e nella cave di questa celebre galleria di rue Laffitte erano nati i due “Almanacchi del Padre Ubu”, il burattino usurpatore del trono di Polonia a imitazione del Macbeth shakespeariano. Nello stesso spirito della satira di Jarry, dopo la morte precoce dello scrittore, Vollard riprese il personaggio del “mostruoso fantoccio” che aveva fatto scandalo nelle serate del dicembre 1896 al Théâtre de l’Œuvre, mettendolo a confronto con gli eventi che avevano sconvolto il mondo nei primi decenni del Novecento: il grande massacro della Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione russa ormai avviata verso la dittatura di Stalin. Le due opere, “Le Père Ubu à la guerre” e “Le Père Ubu au pays des Soviets”, furono pubblicate a Parigi negli anni venti, con le illustrazioni di Jean Puy e Georges Rouault.
Ambroise Vollard è stato un mercante e collezionista d’arte animato da una insaziabile voglia di novità. Messosi in proprio per sottrarsi alle logiche puramente commerciali che regolavano le compravendite di quadri nella sua Francia di fine ’800, ha favorito le carriere di numerosissimi artisti: Cézanne, Picasso, Redon, Renoir, Degas, Matisse, gli impressionisti, i “Fauves”, i “Nabis”…
Tutti i suoi successi vengono raccontati con tono leggero e appassionato nel suo libro di memorie, tradotto dalla Robin Edizioni per la prima volta in italiano nella sua versione integrale. All’interno della sua bottega, in rue Laffitte a Parigi, esporranno gli artisti più in voga e quelli destinati alla fama.
Accanto ai suoi grandi successi, Vollard confessò anche alcuni errori capitali, come quello di proporre al pubblico Van Gogh senza tuttavia perseverare di fronte alla tiepida accoglienza riservata all’artista: “Mi sbagliavo completamente a proposito di Van Gogh. Pensavo che non avesse futuro e così, mi sono sbarazzato dei suoi quadri per una manciata di spiccioli”.
A cura di Angelo Mainardi