“Da cosa dipende che uno stesso amore abbia effetti così diversi? Da cosa dipende che quello che consola me rattristi lei? Io trovo che un secondo di felicità è lungo, lungo, lungo! Ricopro il presente doloroso con il passato gioioso: faccio sulle parole nere delle cancellature di luce.”
Sembrerebbe non esserci posto per l’amore, nelle pagine di uno scrittore come Han Ryner, immerso nelle questioni sociali del suo tempo e convinto assertore dell’atarassia filosofica.
Al contrario, raramente Ryner trascurò di trattare nelle sue opere l’eros, in un’ottica filosofica, psicologica o analizzandone le implicazioni sociali (il divorzio, l’amore libero, l’omosessualità).
Richiamandosi ai temi e alle atmosfere di Ibsen, il dramma Fino all’anima sfrutta le convenzioni del teatro ottocentesco per trasformare il classico triangolo borghese in un dialogo filosofico sui diritti e doveri dell’amore, primo tra tutti quello di essere pienamente se stessi. Diario di un dolore raccontato con delicatezza e senza alcuna retorica è Il libro di Pierre, dove un padre si rivolge al figlio morto in tenera età, mentre è un dialogo a una voce sola, davanti al cadavere dell’amata, l’atto unico La promessa. Completano il volume il saggio di Ryner La filosofia di Ibsen e alcuni racconti e pagine disperse che, tra ricordi autobiografici, apologhi e parabole, testimoniano il potere più grande dell’amore, quello di superare i limiti di una singola esistenza.
I testi qui tradotti coprono un arco temporale ampio, che va dal 1893 al 1925: trent’anni di attività di uno scrittore prolifico che, visti i numerosi scritti postumi che continuano a essere riscoperti, nemmeno la morte ha ancora potuto arrestare.