“Non controllo la reazione a catena che ho innescato e ora la massa vive di energia propria, debordante, travolgente. Forse, senza volerlo, ho aperto il vaso di Pandora e assisto esterrefatto all’esplosione nucleare fatta in casa.”
Amazzoni postini e corrieri traci si sfidano a suon di campanello in mezzo a mantidi, sfingi ed ebbre divinità pagane. Cavallo Pinto, indomito equofilosofo con la sua steadycam, oserà cavalcare oltre il limite invisibile dell’amore carnale con il suo malessere equino. Si sfreccia tra le strade di Milano a bordo di una Enjoy a noleggio e si attende in sala d’aspetto per un emocromo guardando attraverso una finestra di viva umanità. Non saranno mai caotici pensieri, ma rimbombi di passi su un palcoscenico teatrale. Ci saranno attori che duelleranno con burocrazie e pièce shakespeariane accanto a gruppi di donne alle prese con un erotismo non più così velato. Autore e personaggi si fondono rivelandoci il volto del Teatro di oggi, col suo cuore pulsante.
Rassegna stampa
“Onore e merito alla torinese Robin Edizioni che pubblica anche testi teatrali. L’ultimo volume di teatro è Ingarbujè di Stefano Braschi, forlivese, classe 1957. Braschi è autore, attore, regista, ovviamente di lunga milizia.”
Corriere della Sera Torino, Sergio Ariotti, 31/03/2021
Stefania Cugnetto intervista l’autore.
Il Resto del Carlino (Forlì), 30/03/2021
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“Stefano Braschi dà vita, per sua stessa ammissione, a una matassa organizzata di pensieri tra vita e sogno, una raccolta di dieci anni di scritti che fa immergere il lettore nella caleidoscopica contraddittorietà del nostro tempo fatto non solo di nuovi schiavi del cottimo e del caporalato che corrono in bicicletta per consegnare pacchi pieni per lo più di beni superflui che ci pare indispensabile possedere prima di subito ma anche di certezze dissolte nell’abitudine e di valori dimenticati. Da leggere.”
Convenzionali, Gabriele Ottaviani
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“Un apparente garbuglio, come suggerisce il titolo, ma sapientemente organizzato e mai abbandonato a se stesso in un andamento temporale che, tra il trapassato remoto ed un futuro che guarda indietro, da lineare si fa circuito che ritorna al principio, all’eguale che in fondo dimostriamo di essere, nonostante i molti sforzi profusi.”
Dramma.it, Maria Dolores Pesce
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