“Primo Levi ha detto che la memoria è un dovere. Per molto tempo, lo riconosco, mi sono volontariamente sottratto a questo
dovere. Per quieto vivere, forse, o forse per viltà. La vita di ogni uomo è intrisa anche di cose così e io non faccio eccezione.
Ma poi ho cominciato a raccontare il poco che sapevo, che avevo appreso, un poco anche che avevo vissuto e le parole mi sono apparse quasi salvifiche.”
Hans Mayer è un anziano attore, protagonista della stagione d’oro del kabarett tedesco. La sua vita trascorre tra studi, brevi viaggi, e l’amicizia con Werner, compagno di bevute e ideali. L’incontro con Greta, una giovane studentessa desiderosa di conoscenza, obbliga Hans a iniziare un racconto che attraversa gli anni più bui del XX secolo. Siamo in Olanda, Hans, ancora bambino, e suo padre, attore comico del Ku’damm, si ritrovano a Westerbork, campo di transito per rifugiati e detenuti ebrei. Qui sono stati internati, in attesa dei convogli verso Auschwitz, Kurt Gerron, Karl Valentin, Herbert Nelson, Rosa Valetti, Max Ehrlich, Otto Wallaburg, Willy Rosen, Camilla Spira… e insieme danno vita alla stagione artistica e teatrale più grottesca della storia.
Un’intera generazione di comici e artisti che ha lottato contro il regime utilizzando la satira e l’ironia. Un’intera generazione spazzata via dalla follia nazista; un’intera generazione che è morta ridendo. Una lotta che Hans, sopravvissuto, decide di raccontare perché la memoria è un dovere.