Nella poetica dell’autrice un pipistrello diventa metafora del vissuto intrauterino, una capra un’allusione al suicidio, una madre che allatta è un alchimista, un sito di incontri un campo di rabdomanti virtuali; la tartaruga in giardino un samurai dell’evoluzione, le fusa del gatto un annuncio ai potenti, il tossicodipendente un derviscio rotante. Concetti filosofici si incarnano nella commozione quotidiana e termini di uso scientifico come quello del mollusco Elysia chlorotica, si fanno evocazioni cariche di esaltazione; la lente di ingrandimento del ricercatore è eccitante scoperta lirica.
Diverse le poesie sincretiche dedicate ai sermoni eckhartiani, alle bandiere tibetane lung-ta, alla moksha induista, alle basiliche cristiane di Roma. Tra stupore meravigliato e dolore inascoltato, tra gioia traboccante e attacchi di ironico nichilismo nasce Dolce Stil Muoio.