“L’antropologo entrò nel bar, si tolse il cappello e lo appoggiò sul bancone. Lo specchio inclinato dietro alla grossa barmaid incorniciava tutta la sala. Uomini eleganti e ragazze svestite ballavano goffamente al ritmo di un fox-trot, tenendosi solo la punta delle dita e girando in tondo come enormi carillon.”
Venezia 2082. Una pandemia dagli effetti surreali affligge l’Italia e l’Europa intera, un continente ormai isolato, abitato da bianchi xenofobi.
La sindrome di Botero, detta anche megalocitoadiposi, comporta una sovrapproduzione delle cellule adipose e, non esistendo alcuna terapia farmacologica adeguata, le persone contagiate si affidano alla liposuzione, o al sostegno psicologico.
La svolta avviene quando un’aristocratica, ormai sopraffatta dalla patologia, affida a Bronislaw Marlow, un antropologo meticcio, il compito di partire alla ricerca di Porter. L’etnologo scomparso potrebbe essere l’unico in possesso di una cura definitiva alla malattia.
Marlow, accettato l’incarico, intraprenderà un viaggio attraverso la decadenza e la corruzione delle città europee, che lo conduce in Sudamerica, dove lo attenderà una sconvolgente scoperta, che segnerà il destino del genere umano.
Rassegna stampa
L’antropologo Manfredi Bortoluzzi ci racconta il suo primo romanzo, una distopia che ha per oggetto Venezia e la misteriosa “Sindrome di Botero”.
Rai Radio 3
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