““Quando gli orizzonti sono pianeggianti lo sguardo si affina nella ricerca dei dettagli: un albero che si staglia prepotente, un canale che divide un campo, i frutteti che creano geometrie, la squadriglia simmetrica dei pioppi, i pizzi della galaverna, i fiori che spuntano dagli scarti meno nobili… Se non si distrae, rapito da ciò che è sfacciatamente bello, l’occhio non si stanca di apprendere, di cercare; la bellezza è anche interiore, si nutre di sfumature, di contrasti. Privi di vette, di colline, di ondulazioni, gli abitanti della pianura sono stati educati dal tempo a cavare il meglio da loro stessi, a inventarsi il bello da ammirare e il buono da mangiare. Il confine ampio, l’orizzonte libero, molto cielo hanno regalato loro, tutti interi, il principio e la fine del giorno, la completezza delle albe e dei tramonti. S’allungano senza interruzione le linee rette dei fili della corrente e le sagome dei treni diretti al mare o alle metropoli. In un solo sguardo si contano più paesi, precisati dai loro campanili. Anna e Marco sono nati e cresciuti in pianura: questa è la loro storia.”
È una storia d’amore. È la storia di Anna e Marco, lei di Goito (Mantova), lui di Castelleone (Cremona). Gente di pianura (lei psicologa, lui giornalista), la narrazione si svolge fra i luoghi d’origine dei protagonisti, Milano e la Val Gardena, dove non poche pagine sono ambientate durante una settimana bianca sulle Dolomiti. La collocazione temporale è nei primi anni del nuovo millennio. La tematica religiosa, le domande su Dio e sul senso della vita non mancano. È un romanzo sul coraggio di scegliere, di rischiare, di amare.