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“Il quadro non fornisce mai una lettura univoca, ma riceve i significati di chi lo guarda e lo interroga, ignaro di ottenere le risposte che desidera trovare. Così la visione rarefatta ed enigmatica della sua raffigurazione, che ispira per molti pensieri di contemplazione e di estasi mistica, diviene per gli adepti del gruppo neonazista una fonte inesauribile da cui attingere i fondamenti di una aberrante ideologia che pone la vita al servizio della morte, della purezza della razza, della discriminazione e persecuzione delle popolazioni considerate inferiori, dei diversi, dei disabili, professando una sorta di religione dove la fede in un dio è sostituita dal culto del capo, del führer.”
Filippa Grondona, cantante lirica di risonanza mondiale, vedova, si segrega nella sua villa di Torriglia, afflitta da patologie fobiche che la condizionano a vedere il mondo esterno come un intruso e gli altri dei nemici. Dotata di un sofisticato sistema di allarme la sua magione sembra impenetrabile. Eppure nel silenzio assoluto la cantante percepisce i segnali di presenze invisibili e persistenti. Una analoga esperienza vive nello stesso momento Rosa Varese, una signora anziana che fece da bàlia alla Grondona. Le due donne si scambiano al telefono le comuni inquietudini e apprensioni, finché la vicenda non si evolve lungo sentieri tragici e misteriosi. Il commissario Capurro dovrà misurarsi con due omicidi speculari.
La vicenda presto si aggroviglia e lo conduce sino in Alto Adige a snidare gli esponenti di un gruppo terroristico. Ma quale nesso collega personaggi, eventi e luoghi? Per scoprirlo affronterà gli enigmi suggeriti dal celebre dipinto L’isola dei morti, eseguito dal Arnold Bocklin in cinque versioni fra il 1880 e il 1886, che già ipnotizzò Hitler, diventando una icona dell’immaginario collettivo.