Una Casa Editrice è quasi sempre figlia di una passione e del suo tempo. Alla fine degli anni ’80 ‘piccolo’ era sinonimo di ‘bello’ e, in un mercato dominato dalla letteratura di espressione anglosassone, l’idea di fondare una casa editrice che desse ecumenica voce alle letterature che non ne avevano sembrava vincente, oltre che dare sfogo alla passione del fondatore per l’inedito, il testo raro, la scoperta letteraria.
Da sempre per scoprire bisogna navigare; nasceva così la Biblioteca del Vascello, operativa dal 1987, quando leggere era ancora il piacere più libero, più disponibile e più economico; dopo fare l’amore.
Dieci anni dopo l’idea non si è rivelata vincente e Il Vascello deve ammainare le vele, è alla fonda; ma la passione è rimasta e allora trova un porto accogliente nella Robin Edizioni, Casa Editrice di famiglia, il cui percorso editoriale è lo stesso: la scoperta. Ma rivolto alla lingua che paradossalmente ha meno voce di tutte: l’italiano.
Migliaia di manoscritti infatti viaggiano da un capo all’altro del Paese e tornano al mittente rifiutati e soprattutto non letti, solo perché di italiani sconosciuti. Occuparsene è come coltivare il proprio orto invece di andare al supermercato, dove il titolo è confezionato altrove e basta comprarlo e tradurlo; fuor di metafora significa leggere migliaia di testi, discuterne, selezionare quelli interessanti, valutarne il rischio e, ove necessario, anche proporre di condividerlo perché è l’unico modo per poter continuare a farlo. È un procedimento lento, costoso e con un’alta percentuale di scarto.