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«Mentre mi aggredisci senza pietà penso perché io debba morire adesso, a quarant’anni, adesso che ho due figli meravigliosi, adesso che ho trovato un uomo fantastico, perché proprio ADESSO? E perché devo morire in questo modo atroce, come tutte le donne hanno il terrore di morire? In realtà non sapevo ancora che da lì sarebbe ripartita la mia vita.»
A metà tra la forma diaristica e quella epistolare, Giulia Rumor ci mostra le pagine della sua vita, accompagnandoci per mano lungo un’analisi straordinariamente lucida alla ricerca di se stessa.
Un matrimonio interculturale che procede a stento arriva al punto di non ritorno quando l’autrice si ritrova a un passo dalla morte, vittima di un marito afflitto da una depressione che sembra avere avvolto ogni meandro della sua esistenza. Solo l’intervento del piccolo Pietro, il figlio di pochi anni, salverà questa famiglia dal disastro più irrimediabile.
È allora che Giulia prende realmente in mano la sua vita e decide di esaminare a ritroso i passi che l’hanno condotta sin lì: la sua carriera di grafica, l’incontro che sembrava voluto dal destino in un’Africa selvaggia quanto magnetica, la morte precoce della madre fino ai traumi che hanno costellato la sua infanzia, fatta di austerità e incomprensioni.
Ora è giunto il momento di sistemare tutto. Adesso che Giulia ha ritrovato l’amore; che i suoi figli, Anna e Pietro, hanno riacquistato serenità e che anche il cancro sembra indietreggiare di fronte a tanto coraggio.
La storia di Giulia è un esempio per tutte le donne che hanno subito violenze e si sono rialzate più forti di prima, per loro e per i loro figli. Un invito a raccogliere i piccoli piaceri che la vita dissemina ogni giorno per sorprenderci della sua bellezza. Quello di Giulia è un omaggio alla vita.