Come afferma Marino Piazzolla, nella storica prefazione del ’55, sono “versi che suonano bellissimi e in cui si avverte spesso l’inquietudine di un’anima che si abbandona ad una sorta di confessione delicatamente femminile”. Con le sue due raccolte, che abbracciano un arco di vita di quasi mezzo secolo, Maria Pizzuto, come lei stessa dichiara, spazia dalla poesia “lirica” di Assolo di tromba a quella “epica” di 999. Un “lirismo” che non si rivolge solo a se stessa, ma anche all’esterno, al figlio mai avuto, alla madre, all’intera umanità, come nella splendida Morti a passeggio, dove la poetessa chiede alla pietà di spezzare la catena delle morti provocate dall’odio.