“È mirabile e grande la battaglia;
Francesi colpi dan di bruni spiedi.
Là avreste visto gran dolor di gente,
Tanti morti e feriti e sanguinanti!
Chi prono e chi supin sull’altro giace.
Non ponno i Saracen resister tanto:
Volenti o no così lasciano il campo.
L’incalzarono a viva forza i Franchi.”
Versione ritmica del testo tramandato da Turoldo
Di fronte a questo antico e famosissimo testo si resta fortemente colpiti dalla sua rude bellezza e dalla straordinaria forza epica. Dalla sua lettura ricaviamo, oltre al piacere estetico, tali impressioni sul medioevo feudale da restarne vivacemente coinvolti. In esso vi è descritta una concezione dell’onore e della fedeltà assolutamente funzionale a quel mondo militare, che è divenuta talmente lontana da noi, da esserci quasi completamente estranea e che ben poco ha a che vedere anche con il mondo cavalleresco tramandatoci dal Romanzo cortese e dai poemi del Cinquecento italiano, che alla tradizione carolingia, alle chanson de geste e alle crociate, si rifanno esplicitamente.
La Chanson de Roland inaugura la stagione di letteratura d’arte in ‘volgare’, che, pur con radici nella tradizione letteraria medio-latina e in quella di una letteratura popolare destinata alla recitazione e alla declamazione dei joculatores (interpreti-poeti), instaura un genere nuovo, stimolando vaste e importanti testimonianze in altre nascenti letterature europee. L’importanza della tradizione orale, diffusa in un tempo, in cui la scrittura e la lettura non erano troppo praticate, cui accenna anche Eginardo, biografo di Carlomagno, ci induce a riflettere sulla sua importanza. Ciò nel passato, ha suggerito l’ipotesi che l’opera potesse essere la raccolta e il rimaneggiamento di canti del tipo delle cantilene epico-liriche della tradizione popolare alto medievale, ma la critica moderna è propensa, per ragioni fondate, a ritenere la Chanson, opera di un solo autore pervenuta in forma d’opera completa, ma pensata per essere presentata anche in lettura o recitazione orale. Questo ce lo dicono la forma, il ritmo e la struttura.
La traduzione che presentiamo e che si basa sull’edizione critica di Cesare Segre, ha dunque un occhio all’oralità e quindi cerca di restituire elementi come ritmo, reiterazione e assonanze, che costituivano un prezioso aiuto alla memoria degli interpreti e che riteniamo debbano essere considerati componenti essenziali di questa poesia e della sua resa espressiva.
a cura di Massimo Giannotta sull’edizione critica di Cesare Segre