Un uomo che vive da anni in una clinica, preda di storie e personaggi che incessantemente si moltiplicano nella sua testa; un giovane intelligente e forse più maturo della sua età che, dopo un’adolescenza sonnacchiosa e serena trascorsa in un piccolo centro, si trasferisce per motivi di studio in città – una Palermo irriconoscibile eppure poetica; un paio di amici, una fidanzata che subito si dilegua, una donna molto bella che vive in un palazzo settecentesco, tante vecchie canzoni, una scatola piena di soldi, un delitto incomprensibile, un paese sempre più immerso nel silenzio e nella nebbia, tante poesie che non piacciono al suo autore, due belle ragazze, un’altra scatola che contiene vecchie lettere d’amore.
Questi e altri ancora sono i protagonisti e gli ingredienti di Che strano giovane io sono, un breve romanzo dove J.D. Salinger e Dino Buzzati sembrano incontrarsi, senza forse riuscire a diventare davvero amici.
“Oppure ancora è la mia intera vita a essere il sogno di qualcun altro. Lui si sveglia, io, nel nulla, svanisco. Brr.”