Siamo dunque ciò che avremo la capacità di non-essere
Tra indisciplinato manierismo e acutezza barocca, il libro mette in scena, con efferata verve ideo-politica, l’impossibile ricomposizione di un quantomai fantomatico Logos, nella finitezza d’un mosaico al limite stesso della contraddizione, le cui tessere slittando di continuo, mostrano la mutevolezza dei punti di vista, attraverso gli ampi regesta d’una lingua resa impraticabile dalla propria assenza ferale.
Prefazione di Mario Lunetta