«Per la prima volta nella sua esistenza era costretto a pensare a che significato dare ai suoi giorni, alle sue stagioni, ai suoi anni. Per la prima volta qualcuno gli chiedeva di dare conto del senso del suo essere al mondo…»
Budapest, tarda primavera del 1932. István Csillaghy, conte di Körösf, in Transilvania, da molti anni si è ritirato in una sorta di esilio volontario nella sua villa sulla collina di Buda dove vive in solitudine, ormai privo di stimoli.
Un giorno István riceve una lettera con la quale il vecchio Dragomir, factotum da sempre al servizio della sua famiglia, lo informa che deve tornare subito al kastély per siglare una serie di documenti dai quali dipende il futuro della proprietà.
Il conte decide, così, di intraprendere il viaggio che lo riporterà in Transilvania, nei luoghi della sua giovinezza. Un viaggio che si rivelerà non solo fisico, ma anche spirituale. Giunto al kastély, gli viene, infatti, consegnata una busta contenente un biglietto anonimo che lo invita a recarsi sulle rive del fiume Körös. La suggestione dei ricordi condurrà István a ritroso nel tempo attraverso lo scatenarsi di una passione amorosa, interrotta dallo scoppio della Prima guerra mondiale, grazie alla quale conobbe l’ebbrezza della felicità. Attraverso altri biglietti anonimi, che si susseguono come in una caccia al tesoro, apprenderà una tremenda notizia e verrà in possesso di un sacco pieno di lettere ancora sigillate nelle loro buste. La loro lettura porterà a una rivelazione che darà finalmente senso all’esistenza di István.
Rassegna stampa
“… l’area danubiano-carpatica e quella balcanica mi hanno sempre attirato e, al tempo stesso, sono stato attratto dal periodo tra le due guerre mondiali, che in quei luoghi è stato particolarmente complesso, drammatico e, quindi, affascinante. Un periodo ricco di voglia di vivere, di fermento culturale da parte delle avanguardie artistiche e letterarie, di eleganza, di sconvolgimenti politici, di trasgressioni ma, al tempo stesso, minacciato dai germi che avrebbero portato alla catastrofe delle dittature nazifasciste …”.
La domenica di Vicenza
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“…un romanzo prezioso e segreto…(…) un territorio dove la piccola e la grande storia s’incrociano al centro di una narrazione tanto misurata quanto avvincente…”
Il Giornale di Vicenza