Federica è una bambina vivace e molto acuta. A Napoli, negli anni ’50, la sua infanzia in una famiglia benestante sembra dorata. Il mondo che la circonda è fatto di adulti e lei, dotata di una intelligenza precoce e di una curiosità che le fa osservare e recepire tutto quello che la circonda – anche ciò che i grandi vorrebbero tenerle nascosto – cresce in fretta. I genitori sono poco presenti, tenuti lontani dalla città dagli impegni di lavoro del padre ingegnere. Così Federica cresce con le educatrici, la servitù di casa e più di tutti il cugino Pietro, un giovanotto di undici anni più grande di lei, adorato da tutti per la sua irresistibile bellezza e il suo equilibrio. Il legame tra loro è fraterno, ma qualcosa cambia quando Federica compie dodici anni e il suo corpo, esile e ancora infantile, racchiude d’un tratto il cuore di una ragazza, forse innamorata del bel giovane, ormai uomo, col quale è cresciuta.
Pietro vorrebbe negare, prima di tutto a se stesso, quello che anche lui sente e desidera, ma non gli è possibile a lungo. Abbandonandosi a quel sentimento, i due ragazzi diventano custodi di un segreto che non può essere rivelato, pena uno scandalo che sconvolgerebbe le loro famiglie e la loro vita.
“Fammi ridere” racconta con delicatezza ma senza filtri, come non ve ne sono per i bambini, i misteri dell’infanzia e dell’amore negati da un mondo di regole troppo adulte che contraddicono la sconvolgente ingovernabilità della passione.