“Una notte, un clarinetto lontano soffiò nell’aria le prime note del Battagliero di Pattacini e mio padre accennò un giro di valzer, scalzo, nell’acqua, sveglio da venti ore. M’insegnò così, senza parlare, che questa è la vita: fatica, musica, un giro di valzer, per qualcuno solo mezzo giro, nel buio.”
Quattro file di gelsi, una collina, una vecchia corte. La ricerca di un ricordo felice. Una voce femminile delinea un albero genealogico lungo un secolo di storia contadina, ripercorrendo le strade battute dai carri degli antenati ogni mese di ogni anno. Il mondo appartiene agli uomini, ma è lo sguardo delle donne a impastarne e stenderne i colori, a tenerne il tempo. Lo stesso sguardo che ora ha bisogno di ritrovare, in questo luogo ostile, un sorriso da portare con sé per l’eternità prima dell’oblio. Lo stesso sguardo che dipinge la meraviglia della campagna, la sofferenza, la solitudine e il disastro ecologico, con parole semplici, con amore.