Il giudice Vannucchi, con l’aiuto di sua moglie e di un amico, famoso criminologo, tenta di comprendere le ragioni che hanno trasformato l’avvenente, brillante avvocato Cavalcanti in un pericoloso serial killer che uccide donne dopo aver cavato loro gli occhi. Particolare inquietante, al momento della cattura l’uomo è ancora in possesso degli occhi della prima vittima, la giovane praticante con cui aveva intrecciato una relazione amorosa. I tre spingono l’uomo a ripercorrere il lungo doloroso percorso interiore in cui l’ossessione per gli occhi della ragazza, simbolo di una giovinezza per lui irrecuperabile, scatenano prima la frustrazione, quindi la follia omicida. Avendo compreso le ragioni profonde della sofferenza passata e presente dell’omicida, che tornato lucido comprende l’orrore delle sue gesta, la moglie del giudice, Francesca, lo asseconda perché la vicenda arrivi alla sua inevitabile conclusione. Il Cavalcanti, evaso dal carcere, raggiunge il castello di Tintagel, in Cornovaglia, teatro di una antica leggenda che narra l’orribile fine di coloro che osavano fissare gli occhi, bellissimi e maledetti, della castellana, e lì si toglie la vita.