Vienna, metà dell’Ottocento. Un immaginifico consesso di Ebrei elabora la teoria secondo cui il territorio posseduto da un’ipotetica popolazione di origine israelitica, migrata in Abissinia ai tempi di re Salomone, potrebbe essere il luogo verso il quale far confluire dal resto del mondo i correligionari della diaspora. La verifica della sua esistenza è demandata a Yosef Morderas, un giovane ebreo di Corfù, forse imparentato alla lontana col presidente del consesso. Egli s’appresterebbe a partire se, nel frattempo, intralci politici e militari non stessero ostacolando la missione fino a mutarne lo scopo in una meno complicata azione di spionaggio. Ed è a quel punto, mentre egli si trova nell’istmo di Suez alla ricerca di tracce del futuro canale, che un contrattempo di natura sentimentale forzerà la situazione, costringendolo a compiere l’avventuroso viaggio nel cuore dell’Africa. Ha inizio così, insieme alla donna che lo ama, a un contabile egiziano e a un ex negriero francese, un disordinato peregrinare nelle terre selvagge dell’Abissinia, all’inseguimento della misteriosa popolazione, seguendo le poco attendibili tracce d’antiche mappe, le scarse notizie dei ras locali e le oniriche indicazioni di anonimi arcangeli.