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«Allora gli capitava di vedersi davanti la Giusy, avvolta nel suo loden verde pino, ritagliata nella luce della giovinezza, e sorrideva pensando a quante analogie ci fossero tra un amore mai vissuto e un amore perduto.»
Un attempato intellettuale torna a Lecce, luogo della sua giovinezza, per meglio concentrarsi su L’ombra di Tancredi, il romanzo che deve terminare di scrivere. È ricco, ironico, disincantato. L’aria molle della città di cui l’Altavilla fu Conte lo risucchia in tutt’altre storie e lo induce a scrivere a lungo di quella che per lui è stata un’irripetibile età sonora (gli anni tra la metà dei Sessanta e la metà dei Settanta), echeggiante di melodie, risate, spensieratezza e strazi privati e collettivi.
A un breve prologo ambientato ai nostri giorni, segue il racconto corale delle vicende di una comitiva di studenti di periferia che diventano adulti attraversando appieno l’età sonora. Tra le tante, spiccano le storie dell’amicizia tragicamente interrotta tra Alberto e Michele e l’intreccio dei loro amori con Giusy, Elisa, Irene, Luisa, Mariateresa.
Le passioni, il sesso, la musica, gli amori, la scuola, l’università, le beffe, i sogni e i timori di quei ragazzi s’intrecciano con l’ordito delle vicende grandi e piccole di quegli anni, all’ombra di una moda culturale (l’Althusserismo) e di un’ideologia totalizzante rievocate con ironia. Ogni dettaglio utile a caratterizzare colore e profumo di tale decennio viene utilizzato come elemento integrante delle vicende narrate. La parte conclusiva del romanzo riprende il prologo e il sugo della storia: ogni giovinezza, ogni amicizia, ogni sogno, ogni amore è la cover di una canzone antica e sempre nuova, irripetibile e unica per chi l’ascolta.
Nelle pagine finali trova soluzione la vicenda relativa ai fiori, che hanno un evidente valore simbolico e “profumano” di miti intellettuali e affettivi che hanno lasciato il posto a un cinico disincanto.
Nelle vicende narrate fanno capolino anche personaggi reali come Antonio Caprarica, Louis Althusser e Pierpaolo Pasolini, per limitarsi ai più noti.