La nota sociologa e studiosa Farideh Akashe-Böhme racconta gli anni della sua infanzia e giovinezza in Persia, ai quali fa seguito il trasferimento in Germania, in un mondo per lei nuovo. Questo passaggio apre il sipario su una vita piena di partenze e lacerazioni.
Si osserva da adolescente nell’ambiente e nella cultura cui appartiene per nascita. Descrive con sensibilità il conflitto interiore di una giovane donna che si ribella ai tradizionali ruoli femminili e lotta per l’autodeterminazione, facendo vedere come l’irruzione della modernità nel suo Paese abbia rappresentato il tramonto di un mondo fantastico, popolato di miti. Emblema di questo cambiamento è il castello di Chah Bardi ormai in rovina, un tempo simbolo e gloria del suo villaggio e della sua famiglia. Guarda poi in prospettiva ai suoi anni da studentessa in Germania, regalando straordinarie istantanee della scena rivoluzionaria dell’opposizione studentesca iraniana allo Scià di Persia, ma anche l’impossibile matrimonio con un uomo incapace di superare i vincoli di una cultura che vorrebbe negare alle donne la libertà di decidere cosa fare della loro vita.
