A cura di Stefano Serri
Se gli scrittori, come li definisce Canetti, sono «custodi di metamorfosi», Colette è tra gli artisti che la metamorfosi l’hanno corteggiata e accompagnata, come sorella e concubina, mutando nome, giocando con l’ambiguità sessuale, facendo convivere teatri e giornali e saloni di bellezza, incerta tra madre e figlia, sposa e vagabonda. Prima della Metamorfosi finale, Colette riuscì a dare vita a un ultimo volume, Il faro azzurro, che qui presentiamo nella prima traduzione italiana, un libro dove ogni oggetto, ogni piccolo frutto o animale di passaggio, ogni fenomeno atmosferico o architettonico, tutto diventa occasione per permettere all’autrice di trasmigrare, fondersi, ancora una volta perdersi, senza mai nascondersi.
Recensione di Daniela Domenici
