Le dodici storie qui raccolte contengono tutte quel bisogno forte di una dimensione non superficiale del vivere. L’Ospite, la prima di esse, racconta di due amici che si ritrovano dopo molti anni. Anselmo, di ritorno da un lungo viaggio, chiede ospitalità all’amico Antonio, ma anche che il luogo dove abitare sia l’arancio del giardino. In quella abitazione di rami e fronde, Anselmo riscopre quella dimensione non superficiale del vivere che contiene la comprensione del valore delle creature che abitano il mondo, e il senso di fratellanza tra gli uomini.
“Uscito dall’arancio, Anselmo abbracciò l’amico senza parlare, l’aria animava le foglie insinuandosi tra loro, tutto l’arancio era mosso come da un immenso, fuggevole sorriso.”
Si succedono altre storie memorabili come L’Oca selvatica, in cui la libertà è considerata il supremo valore della vita, che i sentimenti non possono e non devono condizionare.
Oppure Gita in mare, in cui il protagonista Piero, attraverso una tragica esperienza, apprende la vera capacità di amare.
Il Giardino infinito si conclude con Un addio.
È la storia dell’addio all’arancio, dei giochi d’infanzia di Antonio e Anselmo, che per una ragione sconosciuta deperisce e muore. È un addio triste, disperato, che fa pensare a ogni altro addio.