Sarebbe riduttivo pensare che il romanesco contemporaneo sia come una botte destinata a svuotarsi, senza innovazioni e mutazioni
Vi è una netta differenza tra dialetto romanesco attuale e quello ottocentesco; la scomparsa di alcuni fenomeni e la presenza di nuovi tratti suggeriscono che la lingua di Roma stia vivendo una nuova fase. Ne “Il romanesco nel giallo contemporaneo” l’autore ripercorre la storia del dialetto della Capitale dalle origini ai giorni nostri, tracciando i mutamenti più significativi che caratterizzano la storia del romanesco. Illustrando il rapporto ombelicale tra giallo e dialetto, Valerio Chiocchio descrive l’attuale vivacità di quest’ultimo attraverso l’analisi di quattordici romanzi gialli di ambientazione romana. I romanzieri presi in considerazione (Giancarlo De Cataldo, Massimo Mongai, Giovanni Ricciardi e Mario Quattrucci) sono abili a usare le diverse varietà della lingua dell’Urbe: i quattro giallisti hanno dimostrato che il romanesco non solo non è scomparso, ma attinge nuova linfa da tutte la varietà di lingue parlate nel “callarone” romano, riportando alla “momoria” il dialetto che fu e offrendo un valido aggiornamento sulle più recenti innovazioni linguistiche.
Prefazione di Ugo Vignuzzi