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Il trombonista innamorato e altre storie di jazz

copertina

Il trombonista innamorato e altre storie di jazz

Autore: Aldo Gianolio
Pubblicato nel 2019
Pagine 280
ISBN 9788872744901
€ 18

 

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Il Libro

Questo libro forse racconta delle vite inventate, e forse è una piccola storia immaginaria del jazz, però sembrano tutte vite vere e autentiche, tanto sono squinternate, inconcludenti, insensate e senza morale. Qui i jazzisti sono più prossimi ai mentecatti che ai jazzisti, tutti presi dalla loro mania e dal loro musicale furore, e così la musica appare come un fiore variopinto che nasce dal comune letame e dal fango. È un libro che a me di continuo fa ridere, anzi mi fa ridacchiare, e in modo interiore, che non si sente; per cui dall’esterno sembra che io stia leggendo una storia seria del jazz.
Ermanno Cavazzoni

Ho letto i racconti di Aldo Gianolio tutti d’un fiato, non senza un po’ di gusto, cioè con qualche bella ghignata. Mi ha fatto ridere col suo umorismo, un’arma che sempre più raramente si trova nei libri di narrativa, con tutte quelle trovate per sfottere quei poveri suonatori neri e quegli esaltati critici bianchi, con un fondo di acrimonia verso il mondo in generale (per come va), stemperato dall’amore e dall’ammirazione verso quella grande musica che è il jazz.
Gianni Celati

Mimetismo comico, realismo grottesco iperbolico, storie di esistenze allo sbaraglio quotidiano. E Gianolio è bravo anche nelle improvvisazioni e negli assolo.
Giuseppe Pontiggia

(…) Sono quaranta ritratti di jazzisti più o meno eminenti (in ordine alfabetico, da Cannonball Adderley a Lester Young), tutti invariabilmente “personaggi”. Il criterio del ritratto, però, è posto e insieme smentito dalla cornice del libro, la quale attribuisce ciascuno dei brani al musicologo John Ferro, assai competente, ma anche molto bastian contrario: “Il più delle volte sembrava gli importasse soprattutto calunniare i colleghi, convinto che nessun critico di jazz, tranne lui, avesse mai capito qualcosa”. Dunque “queste storie sono da prendere come si suol dire con le molle”, e sono infatti strampalatissime. Gianolio evita l’appiombo della clausola e la conclusione della tranche; spesso le sue storie terminano con una ripresa “incongrua”, una sfiammata in coda, a rilanciare “in avanti”, però poi per spegnersi subito lì. In termini jazzistici, un vamp. In termini retorici, un’epanalessi sistematizzata e iperbolizzata. Oppure, se si pensa alla struttura di una conversazione (la mimesi dell’oralità essendo connotato evidentissimo della scrittura “all’emiliana” come quella di Gianolio), a quando alla fine di un ragionamento si aggiunge: “e poi… basta”.
Andrea Cortellessa

Rassegna stampa

“Racconti strampalati che fanno ridere, pagine traboccanti di musica e esistenze in cui le biografie degli artisti sono narrate dall’autore con parole che hanno il sapore della letteratura.”
Nicola Vacca – Zona di disagio
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“…un compendio straordinario nell’emisfero umano e artistico, poco esplorato. Quasi un romanzo storico cucito dalla cifra irriverente e poco prevedibile, tipica dei musicisti incontrati…”
L’altra ribalta
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“…un modo originale, questo di Gianolio, di raccontare il jazz attraverso storie e particolari di coloro che hanno fatto grande la musica afroamericana..”
La Lettura

«Segui il jazz da tanti anni. Ti sembra una musica in salute?»
– Il jazz è in piena salute. Forse è oggi la forma d’arte (e il genere musicale) più in salute dell’orbe terracqueo.
Sito thenewnoise.it
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“…A raccontare anche storie così – e nel libro ce ne sono – con umorismo, ci vuole talento. Parecchio, anche. Certo, se un libro del genere può suonare poco appassionante ai non melomani, si faccia una cosa: se avete un amico musicista, regalateglielo.”
Mangialibri
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“Insomma Gianolio narra storie fantasiose, ricche di iperboli, allargando il raggio d’azione su aneddoti che ha letto o sentito riferire in giro, trasformandoli in racconti più o meno lunghi, oppure inventa possibili scenari, eventuali sviluppi, prendendo spunto dalla tipizzazione di determinati personaggi, dai loro clichè, più o meno reali o verosimili. Lo stile è discorsivo, alla stregua di uno che parla con gli amici al bar e cerca di renderli edotti su questo o quel jazzista, cercando di divertirli e di sorprenderli con risvolti in qualche modo curiosi o inediti davanti ad una tazzina di caffè fumante. La lingua usata è molto diretta, piana, di taglio contemporaneo, ricca di modi di dire colloquiali, a volte gergale, assolutamente anti-accademica.”
Gianni Montano per Jazzitalia
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“Gianolio ci parla obliquamente dei musicisti che tutti amiamo e lo fa in maniera sorprendente e insolita. E, quel che è più importante, con ironia, che io personalmente ho sempre considerato come una delle forme dell’intelligenza.”
Jazzit n. 111, Sergio Pasquandrea

“Ognuno di noi dovrebbe assumere questo impegno con la vita, lasciare una traccia di sé che non somigli a nulla di esistente e che non possa essere imitata.”
Pupi Avati

“Sono entrato in possesso del Trombonista innamorato solo l’altro ieri pomeriggio (sai com’è) e ho finito di leggerlo un minuto fa. Mi sono divertito (eccome!).”
Enrico Rava

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