“Cominciava a capire meglio quanto il suo paese fosse una prigione e quanto lo fosse anche il suo destino, segnato, com’era, fin dalla nascita, dalla sua appartenenza alla classe operaia, alla Spagna povera, ignorante e arretrata, dove gli operai restavano ancorati al loro status, come i servi della gleba lo erano stati alla terra. Intuiva che solo la coscienza civile e la cultura lo avrebbero potuto riscattare da un destino grigio.”
Tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento, la Spagna vive l’ultimo decennio della dittatura franchista. Nel Paese Basco, però, la situazione è ancora più difficile e complessa che nel resto del paese.
Tadeo, figlio di un manovale e di una sartina, cresce in quegli anni, tra le grandi fabbriche dell’hinterland di Bilbao percorse da profondi fermenti.
In una Spagna solo apparentemente immobile, gli eventi storici si susseguono incalzanti e acquistano una risonanza sempre maggiore nella vita del protagonista.
Un soggiorno a Parigi, la scoperta dell’amore, la frequentazione di persone politicamente impegnate e l’accesso al mondo del lavoro danno il via ad un lungo processo di maturazione personale e di presa di coscienza di quanto opprimente sia il giogo franchista, ma la contemporanea presenza nel Paese Basco dell’ETA, gruppo armato nazionalista di ispirazione marxista, e di partiti e sindacati clandestini della sinistra storica metteranno Tadeo davanti al dilemma sulla via da scegliere per opporsi alla dittatura: lotta armata o lotta pacifica di massa.