A Limone si racconta di un guardiacaccia ucciso forse negli anni Venti e di un assassino che se l’è cavata con un espediente. La storia si perde nella leggenda, a tenerla in vita ci pensa una croce, piantata su un roccione al centro del vallone di Giosolette: forse, veramente, una croce sbagliata.
Il romanzo di Clerico è la trasposizione di questo mistero, ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, pretesto per ricostruire fedelmente fatti e personaggi di quel periodo storico nella località turistica che proprio in quegli anni viveva la sua migliore stagione.
I personaggi
Il maresciallo Giulio Alberti, comandante della stazione dei carabinieri di Limone, quarantacinquenne in forma, con i capelli ricci appena brizzolati sulle tempie a far da cornice a un viso magro in cui spiccavano zigomi sporgenti, un naso tutto storto, tuttavia simpaticamente al suo posto, labbra e mento sottili, forti nel contempo. Il suo fisico asciutto e snello, malgrado una statura che superava di poco il metro e settanta, gli conferiva un portamento importante.
L’ispettore Luigi Grosso, della omicidi di Torino, un giovane sui trent’anni dalla corporatura snella, quasi smilzo, con un viso largo e simpatico a cui un paio di occhiali rotondi con montatura metallica conferivano un’aria austera, a dispetto dell’età. Un aspetto da funzionario statale di lungo corso. I capelli biondicci tagliati all’umberta completavano il quadro. Gli occhi azzurro intenso, grandi, risaltavano su tutto il resto e parevano costantemente cercare qualcosa: vere finestre sul mondo.
Il luogo
Limone, un paese da sempre sospeso tra mare e montagna, con un occhio alla Riviera ligure di ponente e alla Costa Azzurra, l’altro alla pianura piemontese. Un posto di confine con le tradizioni e le contraddizioni dei luoghi a metà strada tra due mondi. Fino agli inizi del secolo scorso a Limone si campava di agricoltura e commercio, oggi è la realtà turistica più importante della provincia di Cuneo e nota sulla scena internazionale.
Rassegna stampa
“La croce sbagliata si immerge in una vicenda a metà tra storia e leggenda di cui da tempo si parla a Limone: un guardiacaccia ucciso forse negli anni Venti e di un assassino che forse se l’è cavata con un espediente.”
la Repubblica – Torino