La lingua ha lo scopo primario di comunicare, tutto discende da lì. È stato curiosamente fatto notare che, nell’era preistorica, chi ha parlato prima, tra uomo e donna, è stata la donna sia pure per comunicare, alle altre donne, problemi di quotidianità spicciola. Si veniva così a creare, in un preciso momento e di comune accordo, un codice univoco e indispensabile per intrattenere relazioni a qualsiasi livello e che allo stesso tempo permettesse la reciproca e immediata comprensione tra i parlanti. Questo, nel corso dei secoli, credendo o non credendo alla Torre di Babele, ha prodotto, nelle varie parti della Terra, una moltitudine di lingue corrispondenti ad altrettanti popoli che hanno così umanamente marcato il loro territorio, differenziandosi da altri primati aventi abitudini diverse in materia.
Il proponimento di questo lavoro è quello di mettere in chiaro, una volta in più, che l’imposizione di una lingua straniera ad una popolazione che ne ha già una sua è alla base del controllo su di essa e questo non può e non deve essere accettato da alcun popolo in alcuna nazione. Il titolo, La difesa della lingua, si riferisce, quindi, a tutte le lingue minacciate, più o meno inconsapevolmente, dall’invadente e prevaricante inglese ma, essendo questo libro destinato ad un pubblico italiano, i riferimenti maggiori di tale problematica riguarderanno la lingua italiana e il popolo italiano. Nulla vieta, però, di trarne conclusioni simili per gli altri idiomi e gli altri popoli.