Solo a un folle criminale poteva venir in mente di replicare, pari pari, una “novena” di delitti commessi nel XIII secolo – nello Stato della Chiesa – da un maniaco sessuale-religioso.
Passato dalla storia alla leggenda come Monsignor La Morte, questo maniaco si avvaleva della sua fama di “santo confessore” e sceglieva le sue vittime fra donne perdute e adultere: dopo averle “assolte”, le sgozzava, ne beveva il sangue e ne possedeva il corpo ormai “orfano” dell’anima beata.
Quando analoghi delitti incominciano a ripetersi, puntualmente, ogni primo venerdì del mese, per lo stesso movente e con le stesse modalità di 700 anni prima, lo stesso “rituale”, in Umbria, negli stessi luoghi di allora — è logico che gli inquirenti si convincano di aver a che fare con il classico serial killer “tematico”.