Un imprenditore con ambigui trascorsi nelle file dell’estrema destra viene ucciso nel retrobottega di un ex bar malfamato. In una La Spezia schietta, marina e abitudinaria, che arranca in direzione del post-moderno, il commissario D’Imporzano cerca l’omicida e si ritrova a marcare stretto squali al capolinea, potenti redivivi, reduci da ipnosi collettiviste. Tra reietti e furbi, resipiscenti e vinti, medici e golpisti in quiescenza, con in sottofondo i soliloqui radiofonici di un ex detenuto cieco, D’Imporzano corregge il tiro grazie alle imbeccate di un barbiere sputasentenze e ai cardini forniti da preoccupati colleghi in grigio.
Di pari passo, D’Imporzano affranca una neo vedova borghese, gioca con la memoria e si ritrova attraversato da una tensione immaginifica ogni giorno più fervida. Scopre la vaghezza conformista della comunicazione contemporanea e si prende qualche rivincita mentre insegue e ricompone frammenti della propria storia, della storia della sua città, della nostra storia.