Rosario, Argentina, 1930: il vice Commissario Juan Velar, capo dell’Orden Social conosciuto con il nome di “El Basco”, subisce un attentato e dichiara: “L’anarchico che cade nelle mie mani deve avere litigato con la vita se continua a essere anarchico”.
Rosario era una città che aveva vissuto negli anni Venti un periodo di grande boom economico seguito ai massicci investimenti americani, guadagnandosi per questo l’appellativo di “Chicago argentina”. Verso la fine del decennio, però, erano arrivati i tempi difficili. Le industrie avevano cominciato a licenziare, le manifestazioni e gli scioperi si erano moltiplicati, la Fora, il sindacato di tendenza anarchica si era ingrossato a dismisura e il duro sottufficiale dell’Orden Social aveva cominciato a fare carriera. Ancora più familiare del suo nome suonava tuttavia quello di Severino Di Giovanni, anarchico italiano soprannominato “l’uomo vestito di nero” perché così si diceva che commettesse i suoi crimini, che abbracciavano tutti i reati che i creatori del codice penale argentino erano riusciti a immaginare. Sembrava ormai diventato una leggenda popolare: l’uomo vestito di nero che sostiene gli scioperi, rapina le banche, colpisce i malvagi.
Questo saggio di Francalanci ripercorrere le azioni e gli attentati compiuti in Argentina dal ’27 al ’30, legati al movimento anarchico guidato da Di Giovanni, fino alla sua cattura, l’interrogatorio e l’esecuzione.