vincitore del “Premio Feronia” 2014 per la Narrativa
Gadda è sempre stato considerato un uomo solitario, e invece ha avuto amici devoti come pochi e considerava l’amicizia una grande forma di esercizio della moralità dell’individuo. E questo libro è proprio la storia di una grande amicizia, vissuta al di fuori degli ambienti letterari del tempo, e quindi al di fuori di ogni sospetto di convenienza.
Maurizio Barletta ha conosciuto Gadda nel 1949, quando era ancora un bambino. La profonda amicizia che legava Gadda a suo zio, commilitoni nella Grande Guerra, offrì a Barletta la possibilità di frequentarlo fino alla fine degli anni ‘60, nel periodo della sua formazione intellettuale. Una straordinaria opportunità per cogliere, inizialmente anche nella disarmata sensibilità di un ragazzino, la complessità caratteriale di Carlo Emilio Gadda ma anche la profonda umanità che contrassegnava ogni episodio del quale finiva inevitabilmente per essere protagonista.
Gli episodi narrati in queste pagine sul filo dei ricordi, rivelano la compresenza nei suoi rapporti con gli altri di ciò che caratterizza la sua scrittura: il sarcasmo, l’istinto comico, l’improvviso e inatteso furore che si risvegliava in determinate situazioni. Nei numerosi aneddoti qui raccolti, si può cogliere come in lui fossero ben presenti una sorta di perpetuo stupore di fronte all’irragionevolezza dei fatti e l’irriducibile desiderio di sciogliere il nodo nel sarcasmo, la gergalità comica, l’impareggiabile estro linguistico che suggellava ogni suo racconto anche puramente verbale.
Rassegna stampa
“Nei ricordi narrati di Barletta lo scrittore assume una dimensione umana, quotidiana dalla quale trapela la complessità caratteriale e il germe di un’opera rimasta nella storia della letteratura italiana.”
Barbara Baroni – Il Tirreno
Leggi tutta la recensione
“…un ritratto incisivo e umanissimo del Gran Lombardo, con tanti aneddoti inediti e una Roma, un’Italia, irrimediabilmente perdute. È la cronaca di un’amicizia non di maniera fra un giovane, che stava diventando uomo, e un «vecchio» solitario, che conobbe nel 1949, alle prese con le sue timidezze, il sarcasmo, i furori, le sofferenze per una vita sempre più agra.”
Massimo Novelli – la Repubblica
Leggi tutta la recensione