Lucilla era figlia dell’imperatore Marco Aurelio. Suo padre la diede in sposa, quattordicenne, a Lucio Vero che la lasciò presto quando lei aveva 19 anni. In seguito il padre le impose di sposare un suo generale, più vecchio di lei di oltre trent’anni. Lucilla attentò alla vita del fratello Commodo, salito al potere. L’esilio a Capri fu per lei particolarmente doloroso come pure per la cognata Bruttia Crispina, confinata sulla stessa isola per adulterio. Le auguste imperatrici morirono a Capri per mano di sicari imperiali. Di lì a poco l’amante cristiana di Commodo, Marzia, ordinò allo schiavo Narcisso di ucciderlo. Nel 1810, Gioacchino Murat saccheggiò Capri e i suoi soldati aprirono nella Chiesa di San Costanzo a Marina Grande un sarcofago romano, ancora oggi presente nell’isola: dentro vi era il corpo dell’imperatrice Bruttia Crispina. A queste donne imperiali, la cui vita è stata spesso travisata e trascurata, va il mio omaggio letterario, nella speranza che vengano, nonostante l’oblio della Storia, ancora ricordate.