Gabriele d’Annunzio pubblicò “Le novelle della Pescara” nel 1902, utilizzando anche alcuni testi già apparsi nelle raccolte “Il libro delle vergini” (1884) e “San Pantaleone” (1886). L’opera nasce quindi da un’attenta selezione, che le conferisce, nella varietà dei temi affrontati, un carattere unitario.
Il paese di Pescara (che diventerà capoluogo di provincia solo nel 1927 e proprio per iniziativa di d’Annunzio) è al centro di questa narrazione, insieme alla campagna circostante che spesso accoglie folle di persone in preda a impulsi non controllabili. Come i contadini in rivolta nel racconto dell’Eroe, dove il nobile protagonista si getta nel fuoco mentre i poveri assediano il palazzo.
La rappresentazione di scene di vita quotidiana si risolve a volte in beffe di sapore boccaccesco, ma il legame più significativo risulta quello che avvicina d’Annunzio al Verismo.