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«Non è tua sorella. Cambia carattere. Ricordati che è una sorellastra. Scoprii così che sorellastra non è una cosa buona, non tanto cattiva ma nemmeno tanto buona. Come, per esempio, pollastra e tutte le parole che finiscono allo stesso modo. Anche fratellastro. Ovvio.»
È la storia di una famiglia, di Leonora e Tommaso, e dell’effetto di una parola, che si incide nella coscienza dei due protagonisti e ne condiziona il rapporto fino alla reciproca esclusione.
Dentro, le vicende e gli ostacoli della vita che ognuno di loro si trova di fronte. Due storie parallele, di Leonora e del fratellastro. Di Leonora: gli anni di vita in comune, poi il distacco, dolori e perturbazioni, ritrovarsi e ancora respingersi. Di Tommaso: la precaria formazione di un giovane, i suoi progetti signorili e le eccentriche aspirazioni artistiche.
Un romanzo per lunga parte a due voci. Infine l’ingresso di Giorgia, con il suo buon senso e la forza e determinatezza della leggerezza, cui lo scrittore affida lo sguardo ironico risolutivo di questo terzetto. Anche in questo secondo romanzo il finale appare elusivo e non soddisfa le domande su che cosa ci sarà dietro l’angolo. Ma solo perché, come è stato detto, il romanzo non ha il compito di dare delle risposte, ma di porre solo attese.