“Dio non è un direttore d’orchestra con la bacchetta: è il corista di fianco a te, ti accompagna e ti sostiene, ricorda lui la partitura per tutti, anche i passaggi più difficili. Perché, mentre si canta e suona, il dolore del mondo, lo sappiamo, non smette: ognuno si accordi come può, come riesce, ascoltando chi ha vicino.”
Volevo scrivere una vita, la vostra, di voi che forse leggerete questo libro; volevo scrivere la vostra autobiografia, perché la mia non c’era verso di finirla e viverla: o una cosa o l’altra. Allora ho scritto una vita immaginaria, quella di un musicista del secolo scorso, Leonardo Rinucci. Ne è venuto fuori un libro dove parlano in molti, amici e critici, personaggi teatrali e musicisti, il fantasma di una nonna, un regista e un tagliacarte. Scritte su carta da musica, le lettere alla sorella, all’amico impresario, alla giovane musa; poi recensioni teatrali, pagine di diario e osservazioni sulla Storia: tutto per ricordarci che la musica e la vita sono belle anche quando finiscono. È un romanzo esploso: potete leggerlo a pezzi, in ordine sparso, in ordine inverso, in disordine assoluto. Potete anche non leggerlo, ma poi non andate a dire che nessuno ha mai scritto la vostra – la nostra – storia.