““Era ancora giovane ma brutto, di una bruttezza così patetica che non gli si dava più un’età. La carnagione era scura, ma sporca sotto la barba incolta. Aveva grossi occhi distanti più d’un palmo e un naso prominente che gli dava un’aria triste da vecchio ariete. Le sopracciglia gli mangiavano la fronte e il volto.”
In un’epoca indefinita, Simeon, sfuggito alle persecuzioni di un manipolo di preti torturatori, si ritrova nel paese del putridume, dove tutto è decomposizione, sporcizia e privazioni; dove le uniche stagioni sono l’inverno blu e l’inverno bianco. Ma un giorno arrivano due cavalieri che favoleggiano di un paese della cuccagna, dove tutto è verde, pulito e assolato. È giusto al di là del monte. La parafrasi del mondo contemporaneo in un romanzo in cui levità e comicità velano l’orrore della condizione umana.